Il fine ultimo di un sistema sanitario nazionale

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In un momento di grande incertezza politica ed economica e, per ciò che riguarda la Sanità, di continue valutazioni sulla sostenibilità del SSN, è indispensabile porsi una semplice domanda: a che cosa serve un sistema sanitario nazionale?

Alla prevenzione, al controllo e al trattamento delle malattie? Alla protezione e promozione della salute? Oppure, per citare l’atto costitutivo dell’OMS, al raggiungimento dello stato di completo benessere fisico, mentale e sociale?

 

 

Ciascuno di questi obiettivi, preso singolarmente, è insufficiente e incompleto:

  • un “SSN per le malattie” è poco convincente dal punto di vista sociale;
  • “protezione e promozione della salute” da sole sono insufficienti a riconoscere la necessità di integrare sanità pubblica e servizi clinico-assistenziali;
  • il “completo benessere” è un concetto astratto e poco utile a definire i princìpi per i quali diamo valore alla salute, tanto che Richard Smith – past-editor del British Medical Journal – lo limitava ai “pochi secondi in cui alcune fortunatissime coppie riescono ad avere un orgasmo simultaneo”.

Esaminando questo tema dalla prospettiva più ampia della politica, l’obiettivo più nobile di qualunque governo è quello di sostenere la dignità della popolazione, evitando di riconoscere nei cittadini solo uno strumento per raggiungere obiettivi politici ed economici più ampi, quale ad esempio l’aumento del PIL.

In realtà, se il governo considera i cittadini come un valore assoluto e vuole assicurare dignità alla popolazione, ha il dovere di chiedersi costantemente: “Che cosa desiderano essere i cittadini? Che cosa sono in grado di fare?” al fine di permettere a ciascuno di loro – compatibilmente con le risorse disponibili – di soddisfare le proprie aspirazioni, senza limitare ovviamente quelle degli altri. In altre parole, promuovere la dignità della popolazione significa garantire a tutti cittadini la capacità di fare le proprie scelte e la libertà di compierle. Tale capacità viene influenzata da tre categorie di determinanti: le nostre abilità innate influenzate da genetica e fattori ambientali, il contesto politico, sociale ed economico in cui siamo inseriti e, ovviamente, il nostro stato di salute.

Ecco perché i governi devono investire nei sistemi sanitari! Per offrire ai cittadini la libertà desiderata che permette loro di essere e fare ciò che vogliono: di conseguenza, il fine ultimo di un sistema sanitario consiste proprio nell’offrire ai cittadini le migliori opportunità per scegliere la vita che desiderano vivere.

Purtroppo, i limiti e le contraddizioni dei numerosi governi che si sono alternati negli ultimi decenni hanno pesantemente offuscato le prospettive a cui ciascuno di noi aspira, perché:

  • non hanno attuato il principio Health in All Policies, ovvero orientare tutte le decisioni di politica (non solo sanitaria, ma anche industriale, ambientale, sociale), mettendo sempre al centro la salute dei cittadini;
  • hanno permesso alla politica partitica (politics) di avvilupparsi in maniera ormai indissolubile con le politiche sanitarie (policies), determinando scelte condizionate da interessi di varia natura, dai quelli più nobili a quelli penalmente perseguibili;
  • hanno accettato di essere continuamente ostaggio dell’industria, sia perché un’elevata domanda di servizi e prestazioni sanitarie genera occupazione, sia perché l’introduzione di specifiche misure di prevenzione rischia di ridurre posti di lavoro.

Oggi, in un clima di incertezze e insicurezze senza precedenti nella storia della Repubblica, il dibattito sulla sostenibilità del SSN continua inevitabilmente ad affrontare criticità politiche (responsabilità pubblica della tutela della salute, riforma del Titolo V della Costituzione), organizzative (riforma delle cure primarie, riorganizzazione della rete ospedaliera) ed economiche (costi standard, ticket, fondi integrativi), perdendo di vista qual è il rischio reale per la popolazione. Il modello di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico è una conquista sociale irrinunciabile per l’eguaglianza di tutti i cittadini: mettere in discussione la Sanità pubblica significa compromettere non solo la salute, ma soprattutto la dignità dei cittadini e la loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi che, in ultima analisi, dovrebbero essere viste dalla politica come il vero ritorno degli investimenti in Sanità.

Indubbiamente, le “capacità” dei cittadini italiani meriterebbero finalmente un esecutivo in grado di “volare alto” nel pensiero politico, nell’idea di welfare e nella (ri)programmazione socio-sanitaria, ma purtroppo nella nostra storia repubblicana sembra non avere fine la “maledizione” dell’ingovernabilità.

 

Fonte: Cartabellotta A. A che cosa serve realmente un sistema sanitario nazionale? Il Sole 24 Ore Sanità 2013;23-29 aprile 2013:18-9 

  1. Art 32 della nostra Costituzione “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”

  2. Il raggiungimento dello stato di completo benessere fisico, mentale e sociale
    ( dinamicamente integrato con l’ambiente) non può essere ridotto al momento finale di un orgasmo. Ad oggi il nostro SSN certamente non contribuisce ad almeno avvicinarsi a questo ipotetico benessere non per colpa della crisi, che per l’ effetto fa ridurre risorse al sistema, piuttosto per l’inadeguatezza organizzativa e operativa in cui gli operatori sanitari devono barcamenarsi. La politica non ha mai adeguato queste esigenze ai nuovi bisogni ed ha perso comunque la cognizione del concetto di salute avendo concentrato tutto sulla cura delle malattie corporee tralasciando l’importante correlazione che la salute ha rispetto all’ambiente.
    Ancora insiste a far prevalere la ragione politico-populista che porta voti, senza interessarsi obiettivamente del problema e credo che così sarà per lungo tempo.