DEF 2013: le parole (soltanto parole) della Lorenzin

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Mina-LupoIn un intervista esclusiva, rilasciata al Il Sole 24 Ore Sanità, il Ministro Lorenzin prova a tranquillizzare gli addetti ai lavori, preoccupati dopo il traumatico messaggio nascosto tra le righe del DEF 2013 (meno risorse per la Sanità pubblica e intermediazioni assicurative in agguato).

In realtà, le parole non tranquillizzano affatto, anzi ledono il patrimonio neuronale di chi ha compreso perfettamente quanto previsto dal DEF.

Il Governo, obbligato a gestire una coperta molto corta tra aumento dell’IVA, maquillage dell’IMU e rapporto deficit/PIL, ha deciso che può tirarla solo dal lato della Sanità, dove ragionevolmente l’intermediazione assicurativa e finanziaria dei privati porterà una consistente boccata d’ossigeno.

La Ministra dribbla abilmente sul DEF e rilancia con irrealistiche fonti di risparmio a breve termine (costi standard) o a medio termine (prevenzione primaria), che equivalgono a puntare sul rosso con la pallina già ferma sul nero. Inoltre, vende la pelle di un orso vivo e vegeto, affidandosi alla presunta disponibilità di 2 miliardi, peraltro irrisoria rispetto gli investimenti annunciati (infrastrutture, adeguamento degli ospedali, tecnologia, sicurezza).

Di tutto il resto – più o meno vecchio, più o meno giusto, più o meno auspicabile – il Ministro dovrebbe smettere di parlare e impegnarsi seriamente a FARE, riallineando innanzitutto gli obiettivi discordanti e conflittuali dei vari attori sul vero obiettivo del SSN, ovvero “promuovere, mantenere e recuperare la salute fisica e psichica della popolazione”.

Alla fine dell’intervista la Lorenzin si definisce una “ragazza generosa”; accettando incondizionatamente le sue buone intenzioni, mi chiedo come può essere generosa se il suo portafoglio, di fatto, è gestito da Saccomanni.

Magari è questa la spiegazione perché con Google Immagini non si trova nemmeno una foto che li ritrae insieme, rispetto alle innumerevoli di Mina e Alberto Lupo!

 

Fonte: Le reazioni all’intervista a Beatrice Lorenzin: «Idee condivisibili. Ora si passi ai fatti». Il Sole 24 Ore Sanità, 25 settembre.

 

 

  1. Nick Sandro Miranda

    E’ curioso che su questo articolo non ci siano stati commenti, così come non si sono registrate prese di posizione da parte di altri soggetti così come denunciato da Ivan Cavicchi su “quotidianosanità.it” http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=17072&fr=n
    Ma oltre al Def c’è un’altra notizia che dovrebbe preoccupare e che si può leggere su
    http://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/articolo.php?articolo_id=17431&fr=n
    E’ utile ricordare che nel 1987 la Banca Mondiale indicò i requisiti sanitari necessari per concedere i prestiti bancari alle nazioni: la partecipazione alla spesa sanitaria da parte degli “utenti”, la promozione dei programmi assicurativi, la privatizzazione dei servizi sanitari e la decentralizzazione della gestione della sanità. La Banca Mondiale e il Fondo Mondiale Internazionale furono istituite durante la conferenza di Bretton Woods nel 1944 con lo scopo di regolamentare il libero commercio internazionale. Mi viene il prurito a leggere che la salute delle persone debba essere regolamentata dai rappresentanti di queste associazioni. Eppure, il 23 ottobre in Italia sbarcherà Carlo Cottarelli, direttore del Dipartimento finanza pubblica del FMI, nominato da Letta e Saccomanni per guidare la revisione della spesa pubblica (sic!). Mi sembra una scelta indovinata, si sa, la salute è una merce e la sanità il suo mercato. A nostro conforto l’eletto ci rassicura che la spesa sanitaria non può essere ridotta, ma va “riformata”. Come? Con la concorrenza, gli appalti, il tetto di spesa per le singole voci, la selezione della domanda e infine la
    ottimizzazione del lavoro e utilizzo delle tecnologie. Esaminiamo molto brevemente i cinque punti. Il primo. La concorrenza, la competizione sono alcune delle parole magiche del neoliberismo. Dopo avere consumato questa ricetta per trent’anni si cominciano a vederne gli effetti disastrosi. Non è che si potrebbe ri-cominciare a parlare di senso di appartenenza, condivisione e partecipazione?
    Il secondo. Gli appalti si sono spesso dimostrati meno efficaci delle assunzioni e creano precariato puntando sullo sfruttamento delle persone. Difficilmente un precario avrà le motivazioni necessarie per investire in professionalità garantendo qualità ed efficacia. Punto 3. Il tetto di spesa in salute è un pensiero paradossale! Casomai si tratta di analizzare il “tetto di salute” e poi adeguarsi con la spesa opportuna. Punto 4. Quando si parla di salute la domanda non si seleziona ma si interviene per ridurla. Come? Tutelando la salute che è condizionata solo in parte dai determinanti genetici e sanitari, mentre incidono maggiormente i determinanti sociali, ambientali, alimentari e comportamentali. In altri termini occorre investire (Spendere! Altro che risparmiare!) in prevenzione primaria e attendere pazientemente i risultati. Ma, si sa, l’attuale capitalismo finanziario punta al profitto immediato e gli manca un pensiero “lungo”.
    L’intervista all’eletto termina confermando l’ossatura del recente Def: addio alla sanità universale.
    Mala tempora currunt!
    Nick Sandro Miranda