Obesità: miti, supposizioni e certezze

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Digitando “obesity” Google restituisce quasi 80 milioni di risultati che rimandano a poche indiscutibili evidenze scientifiche e a innumerevoli siti web che alimentano miti e false credenze sulla vera epidemia del 21° secolo.

Esasperati dalle idiozie sul tema che condizionano pratica clinica, priorità della ricerca, scelte dei pazienti e politiche sanitarie, Casazza K et coll. hanno pubblicato oggi sul N Engl J Med una rigorosa tassonomia di falsi miti, supposizioni e certezze sull’obesità, corredata dalle opportune evidenze scientifiche.

I falsi miti: ovvero le inossidabili credenze popolari che resistono a dispetto di robuste evidenze scientifiche che dimostrano il contrario.

  1. Cambiamenti piccoli e duraturi mirati al consumo di calorie producono grandi effetti sul peso nel lungo termine.
  2. Nel trattamento dell’obesità è fondamentale porre obiettivi realistici per evitare che i pazienti si sentano frustrati e perdano così meno peso.
  3. Una perdita di peso rapida e consistente determina a lungo termine risultati meno rilevanti rispetto a una perdita di peso lenta e graduale.
  4. Valutare la disponibilità a intraprendere una dieta è importante per aiutare i pazienti che vogliono dimagrire.
  5. Le lezioni di educazione fisica, così come attualmente impartite nelle scuole, rivestono un ruolo importante nel prevenire o limitare l’obesità infantile.
  6. L’allattamento al seno previene l’obesità.
  7. Durante un rapporto sessuale vengono bruciate da 100 a 300 calorie a testa.

Le supposizioni: ritenute per lo più verità indiscusse non sono mai state dimostrate né smentite dalla ricerca (aree grigie).

  1. Fare regolarmente colazione (rispetto a saltarla) previene l’obesità.
  2. Nella prima infanzia apprendiamo abitudini relative all’esercizio fisico e all’alimentazione che influenzeranno il nostro peso per tutta la vita.
  3. Mangiare più frutta e verdura permette di dimagrire, o di non prendere peso, anche in assenza di altri cambiamenti comportamentali o ambientali.
  4. La continua alternanza di aumenti e cali ponderali (es. dieta a yo-yo) si associa a un aumento della mortalità.
  5. Gli spuntini contribuiscono all’aumento di peso e all’obesità.
  6. La disponibilità di marciapiedi e parchi in un contesto urbano influenza l’obesità.

I fatti: ragionevoli certezze supportate da adeguate evidenze scientifiche

  1. I fattori genetici giocano un ruolo importante, ma ereditarietà non è sinonimo di destino: infatti, piccoli cambiamenti ambientali possono determinare un calo ponderale analogo ai farmaci più efficaci.
  2. Le diete sono molto efficaci per perdere peso, ma provare a mettersi a dieta o raccomandare a qualcuno di farlo in genere non ha grandi effetti a lungo termine.
  3. Indipendentemente dal peso corporeo o dalla perdita di peso, l’incremento dell’attività fisica migliora la salute.
  4. A lungo termine un’adeguata attività fisica aiuta a mantenere il peso forma.
  5. Il persistere delle condizioni che favoriscono il dimagrimento facilita il mantenimento del peso forma.
  6. Per i bambini in sovrappeso, i programmi che prevedono il coinvolgimento dei genitori e del contesto familiare sono più efficaci per ottenere calo ponderale e mantenere il peso forma.
  7. La fornitura di pasti e l’utilizzo di prodotti sostitutivi dei pasti aiuta a perdere più peso.
  8. Alcuni farmaci possono aiutare i pazienti a perdere peso in maniera significativa e a mantenere i risultati ottenuti per tutto il periodo di assunzione.
  9. In pazienti selezionati, la chirurgia bariatrica determina una riduzione di peso a lungo termine e riduce sia l’incidenza del diabete, sia la mortalità.

Chissà cosa ne pensano i dietologi e nutrizionisti italiani, visto che molti dei miti e delle supposizioni continuano a sostenere le illusioni dei pazienti obesi!

Magari Vespa ci organizza l’ennesima puntata “Porta a Porta” dedicata alle diete, tema a lui molto caro, dopo politica e delitti eccellenti.

 

Fonte: Casazza K, et al. Myths, presumptions, and facts about obesity. N Engl J Med 2013;368:446-54

 

  1. Sarebbe interessante capire chi ha commissionato questo studio

  2. Non sono un medico ma la mia esperienza diretta è questa: per anni ho sempre sostenuto che perdere uno o due chili di troppo non sarebbe stato un problema. Ora che sono quindici il problema c’è. La causa? Stress da carente riposo notturno.
    Convengo con la sig.ra Dardani: non c’è una struttura territoriale o ospedaliera che si faccia carico di tale problema che, come noto, porta a tantissimi problemi di salute fisica, psichica e sociale.
    Le diverse teorie, più o meno confermate dalle evidenze, non sempre portano a risultati.
    Secondo me ciò che serve è un aiuto costante e presente che aiuti la persona che deve intraprendere il percorso dimagrante.

  3. La diffusione epidemica della obesita’ nel mondo occidentale e’ legata alla riduzione notevole della attivita’ motoria e alla assunzione di cibi ipercalorici privi di fibre e di volume.
    La riduzione della attivita’ motoria porta a una riduzione della massa metabolicamente attiva(osteo-muscolare) per cui mantenendo la stessa alimentazione si accumula peso sotto forma di grasso, mentre il peso corporeo si mantiene costante(fase della obesita’ normopeso) , per poi aumentare progressivamente nel tempo.
    Sopratutto nel bambino si ha una riduzione della attivita’ motoria per l’impegno scolastico, non compensata come una volta dall’andare a piedi a scuola , dalla salita di scale non ascensorate e da giochi quotidiani tutti in movimento.
    Oggi le due tre ore di palestra la settimana sono giudicate sufficienti come impegno sportivo quando addirittura non sono pretesa per un maggior apporto calorico.
    Se chi si occupa di nutrizione ponesse piu’ attenzione al problema potrebbe ottenere risultati buoni e duraturi con facilita’
    Basta creare dei programmi che tengano conto delle richieste ma dosandole opportunamente.
    Piccoli esempi:
    se il bambino vuole portare a scuola la merendina porti una merendina da 120 calorie e non da 200-
    Se vuole portare a scuola il panoino con prosciuttao
    a casa prenda il latte con un solo biscotto invece della bobba di cereali, se la sera deve mangiare la pizza a pranzo salti il primo, la pasta al pomodoro venga sostituita da pasta con verdure, mangi la cotoletta con il Ketchap ma senza pane.
    Se riusciamo a togliere senza stravolgere,recuperando 200 calorie al giorno di risparmio, sono 6000 calorie al mese, 70.000 calorie l’anno introdotte in meno che corrispondono a un calo o nella peggiore ipotesi in un non aumento di circa 8 Kg.

  4. adrianocattaneoiano Cattaneo

    peccato che gli autori dell’articolo del nejm abbiano montagne di conflitti d’interesse!

  5. Il vero mito sottaciuto è la scarsa nocività del problema.
    I grandi obesi farebbero bene indubbiamente a dimagrire, ma coloro che sono semplicemente in sovrappeso o manifestano una obesità di primo grado, possono infischiarsene dei loro cosiddetti “kg di troppo”.
    bibliografia di riferimento:

    1: Flegal KM, Kit BK, Orpana H, Graubard BI.
    Association of all-cause mortality with overweight and obesity using standard body mass index categories: a systematic review and meta-analysis.
    JAMA. 2013 Jan 2;309(1):71-82.
    doi: 10.1001/jama.2012.113905. Review.
    PubMed PMID: 23280227.

  6. Nick Sandro Miranda

    Se arrivo a casa e trovo il bagno allagato, piuttosto che svuotarlo con il secchio cercherò di chiudere l’erogazione dell’acqua. Per l’obesità mi sta bene analizzare cosa funziona e cosa non funziona nella pratica clinica, tuttavia vorrei capire perché esiste e da dove nasce il problema. Il mondo è diviso fra denutriti ed ipernutriti; il paradosso è che ambedue le condizioni sono causa di patologie.
    Un po’ di fatti:
    - 61% statunitensi è sopvrappeso o obeso, in Italia sovrappeso il 33,4% e obeso il 9,1%;
    - l’obesità causa il diabete tipo II, le coronaropatie, osteoaartriti delle ginocchia, cancro,…;
    - agli inizi del ‘900 il 70% della spesa familiare serviva all’acquisto di cibo, ora molto molto meno;
    - aumenta il consumo di cibo fuori casa;
    - prevale sempre più il consumo di cibo spazzatura, solo l’1% degli additivi serve a conservare i cibi, l’altro 99% ha finalità cosmetiche;
    - la grande distribuzione a condiziona i produttori ed il cibo che ci viene offerto deve sottostare unicamente alle logiche del profitto;
    - le società di controllo dei cibi più che verificare la qualità accertano il rispetto dei processi, ma efficienza non sempre significa efficacia;
    - non sappiamo cosa mangiamo, non è disponibile la filiera completa del cibo che acquistiamo;
    - ecc….

    A fronte di questi dati occorrerebbe un maggiore impegno nella prevenzione primaria. Come? Nelle scuole, formando gli alunni e vietando il junk food, così come stanno facendo con successo in diverse scuole negli Stati Uniti. Ipertassando il cibo spazzatura calcolando le spese necessarie per curare le malattie prodotte da questi cibi. Gli economisti le definiscono le “esternalità negative”.
    Per ogni cibo allegare una documentazione chiara sulla filiera: quanti sanno cosa sono effettivamente l’allevamento e l’agricoltura intensivi? Quanti farmaci vengono somministrati agli animali e in quali condizioni vivono, quanti veleni vengono sparsi sulle piante, quanto vengono sfruttati i lavoratori,….
    Come medici possiamo permetterci di pensare all’obesità unicamente in termini di prescrizione di indagini e di trattamenti sanitari, o piuttosto dobbiamo anche denunciare cosa sta succedendo a discapito della salute delle persone e delle comunità?

  7. io invece penso sia vero esattamente il contrario…il disagio alla base della sindrome depressiva può causare fame nervosa che con la mancanza di interessi compreso quello verso il proprio bene e quindi l’attività fisica possono determinare l’obesità…io da obesa in terapia…beh vedo che il calo significativo e in poco tempo determinato dalla dieta che mi ha dato il mio medico a base anche di pasti sostitutivi mi da grandissime soddisfazioni e mi incentiva a continuare su questa strada…e poi si vedrà…ma dopo tanti anni adesso mi sembra davvero di ricominciare a vedere una lucina in fondo al tunnel giusto per dare un’idea il mio BMI è passato da 46 a 35 in 8 mesi…la strada è ancora lunga…ma almeno è praticabile…alla faccia delle diete fatte in passato!!!! A volte l’aiuto si trova proprio laddove non avvresti mai pensato di andare a cercarlo!!!!

  8. [...] Obesità: miti, supposizioni e certezze | Il Blog di Nino Cartabellotta. [...]

  9. Mariangela Dardani

    I pazienti più difficili da seguire, per quanto riguarda la mia esperienza , sono i pazienti obesi al di sotto di 65 anni di età, con associata sindrome depressiva e sindrome ipocinetica. E’ “un cane che si mangia la coda” e spesso nelle dimissioni difficili provenienti dall’ospedale, vengono segnalati al Territorio tali pazienti che non sono nè della Psichiatria, ne’ della Riabilitazione e non esistono strutture dedicate, la dove la situazione familiare spesso di disagio non permette il rientro degli stessi al proprio domicilio.
    Non volevo uscire fuori tema, ma solo sottolineare quanto sia importante il controllo dell’obesità, primum movens di una cascata di eventi.

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