Livelli Essenziali di Assistenza: la grande incompiuta?

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Le recenti valutazioni del Presidente Monti sulla limitata sostenibilità della sanità pubblica hanno seminato il panico tra tutti gli stakeholders della sanità italiana.

In questo scenario particolarmente critico per il SSN, spettatore di un perenne conflitto tra Governo e Regioni che ha portato perfino alla mancata sottoscrizione del Patto della Salute, è quanto mai istruttivo rileggere tre principi di evidence-based policy making enunciati dal DPCM 21 novembre 2001 che ha introdotto i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). 

 

1. “I LEA includono tipologie di assistenza, servizi e prestazioni sanitarie che presentano, per specifiche condizioni cliniche, evidenze scientifiche di un significativo beneficio in termini di salute, individuale o collettiva, a fronte delle risorse impiegate”.

2. “I LEA escludono tipologie di assistenza, servizi e prestazioni sanitarie che:

  • non rispondono a necessità assistenziali tutelate in base ai principi ispiratori del SSN;
  • non soddisfano il principio dell’efficacia e della appropriatezza, ovvero la cui efficacia non è dimostrabile in base alle evidenze scientifiche disponibili o sono utilizzati per soggetti le cui condizioni cliniche non corrispondono alle indicazioni raccomandate;
  • non soddisfano il principio dell’economicità nell’impiego delle risorse, in presenza di altre forme di assistenza volte a soddisfare le medesime esigenze”.

3. “Le prestazioni innovative per le quali non sono disponibili sufficienti e definitive evidenze scientifiche di efficacia possono essere erogate in strutture sanitarie accreditate dal Servizio Sanitario Nazionale, esclusivamente nell’ambito di appositi programmi di sperimentazione, autorizzati dal Ministero della Salute”.

Tali principi, se correttamente e uniformemente attuati, avrebbero potuto apportare uno straordinario contributo alla sostenibilità del SSN, perché attestano la volontà del legislatore di integrare le migliori evidenze scientifiche nelle decisioni di politica sanitaria, in particolare nel finanziamento di servizi e prestazioni sanitarie essenziali. Si afferma, infatti, che il SSN può rimborsare con il denaro pubblico solo gli interventi sanitari di documentata efficacia, facendo esplicito riferimento alle evidenze scientifiche. Viceversa, servizi e prestazioni sanitarie inefficaci, inappropriati o caratterizzati da una limitata costo-efficacia non possono rientrare nei LEA. Infine, in assenza di prove di efficacia definitive, in linea con una strategia di Ricerca & Sviluppo, l’erogazione di interventi sanitari innovativi deve essere circoscritta all’interno di specifici programmi di sperimentazione.

Di fatto, nel corso degli ultimi 11 anni, la progressiva resistenza delle autonomie regionali a riconoscere un decreto centralista, la mancata attuazione dei principi evidence-based e il ritardo nell’aggiornamento e nell’espansione degli elenchi di servizi e prestazioni hanno progressivamente ridimensionato il ruolo dei LEA. Nati come uno strumento per definire i criteri e monitorare l’appropriatezza di servizi e prestazioni sanitarie, oggi si limitano ad adempiere a una funzione esclusivamente finanziaria. Infatti, utilizzando la “griglia LEA”, un set di 21 indicatori per la verifica sintetica dell’adempimento sul mantenimento dei LEA, vengono individuate, rispetto all’impiego delle risorse assegnate, le Regioni virtuose (adempienti) e quelle dissennate (rinviate al Piano di Rientro).

Nel Decreto Balduzzi il Ministro ha dedicato ai LEA un intero articolo, ma – bando agli entusiasmi – si tratta solo di una dichiarazione di intenti che annuncia l’aggiornamento sia dei LEA (con riferimento a malattie croniche, malattie rare e ludopatia) entro il 31 dicembre 2012, sia del nomenclatore tariffario entro il 31 maggio 2013.

Se la storia è maestra di vita (DPCM 23 aprile 2008 sui “nuovi LEA” revocato da un Governo diverso da quello che lo aveva elaborato) ai LEA non rimane che confidare nel Monti-bis!

 

Fonte: Cartabellotta A. La grande incompiuta dei LEA è madre della spending review? Il Sole 24 Ore Sanità 27 novembre – 3 dicembre: pag 20,22.

  1. ma non si parla anche di LES livelli essenziali standard, l’ho letto ma non mi ricordo se sostituiranno i LEA

  2. Caro Dr Cartabellotta
    ho letto con attenzione il suo articolo.
    Condivido pienamente le sue affermazioni e ritengo opportuno mettere in risalto la diversa interpretazione che i professionisti del settore forniscono nell’applicare la normativa LEA.
    Da questo si evince che la normativa non è chiara.
    La valutazione delle fragilità è scorretta, vi sono nella normativa delle stranezze di difficile comprensione.
    Lei sicuramente conosce l’allegato 2B della DELIBERAZIONE N. VIII/3111 DEL 1.8.2006 della giunta regionale della Lombardia….. Lo rilegga e provi ad adattarlo alle successive modifiche della normativa relativa ai LEA.
    Sono disponibile per ulteriori riflessioni.

  3. MA di che parliamo? il ministro afferma di arricchirsi a seguito delle domande a lui formulate in sede di Commissione Sanità e poi non fa nulla per il Nuovo Nomenclatore. MA chiedo a lui oppure agli altri tecnici del Governo quale pareggio di bilancio se i rimborsi sono fermi al 1999 e il costo delle materie prime è centuplicato? Come vuole arignare il ministro gli abusi nel settore se ogni Azienda Sanitaria se la suona e canta come vuole perchè non esistono controlli. Ma di che parliamo? di quali prioritarietà parliamo? se dal 1999 ad oggi solo chiacchere con quale coraggio afferma che sarà rinnovato entro il 31 maggio p.v. lui che aveva detto che ciò sarebbe accaduto il 31 maggio scorso? Ed adesso con la crisi di governo alle porte non avrebbe dovuto provvedere al rinnovo del Nomenclatore? quali interessi dietro? non mi si venga a dire che dal 1999 nessuna commisisone è stata istuita e che non sia stata finanziata alcuna iniziativa per il rinnovo del Nomenclatore.
    Da uomo chiedo all’illustre Ministro, cosa ha fatto pe rendere su tutto il terriorio nazionale uniformi le prestazioni di assistenza protesica, visto che le stesse ricadono nella potestà esclusiva dello Stato? Può essere accettata la diversità di qualità e certezza delle prestazioni in parola? gradirei un cenno di riscontro da parte del Sig. Ministro ai numerosi interrogativi anche in seduta pubblica.

  4. LEA ma che significa?. Il nostro è un paese di vecchi con patologie croniche. Lavoro in un Ospedale di 1° livello con un PS iper gettonato. Siamo un Trauma Center, rifiutiamo pazienti acuti ma le risorse se ne vanno per anziani pluripatologici con una media di 1 ricovero al mese in ospedale ed una qualità di vita residua mediocre se non assente. Chi deve decidere i LEA per questi pz? Il medico (ah ah) il paziente(poverino..) i parenti (ah ah), il magistrato ( si, siamo in Italia), la ASL (non sa di cosa parla, non ha le statistiche), il ministero ( super ah ah, gli interessano solo l’idiozia che fa democrazia). Ma peppiacere.. il problema si risolverà presto..fine dei soldi.. tutti a casa!!

  5. [...] di Assistenza che dovrebbero essere varati entro il 31 dicembre 2012, e per i quali mi ero azzardato a ritenere indispensabile un Monti-bis, verosimilmente rimarranno ancora una volta al [...]

  6. Il vero problema della sostenibilità del sistema è secondo me che ognuno faccia quello per cui è stato chiamato, nel rispetto dell’etica e nel solco dei profili deontologici. Troppe volte assistiamo ad una sanità personalizzata di molti professionisti, del tutto inappropriata ed al di fuori di qualsiasi LEA.

  7. Stare qui a perderci nel cercare di definire quali delle professioni sanitarie abbia titolo a parlare di evidenze dimostra la confusione in cui siamo. Non condivido quanto afferma la collega Patrizia: la questione non è medico o non medico ma professionisti che sono disposti a mettere in discussione quello che fanno alla luce delle conoscenze, e di questi ce n’è in tutte le professioni sanitarie. Ci sono un sacco di colleghi medici, che pur di difendere il loro orticello, sostengono “evidenze” inesistenti. Per quanto riguarda i LEA poi gli interessi in gioco sono così ampi che rivederli nonsarà un processo semplice.

  8. L’imbuto diventa ogni governo più escludenti! Nella lettura dell’aticolo “EDUCATIONAL PRATICES IN HEALTH CARE AND THE CONSTITUTION OF ACTIVE SUBJETS – Renovato,Rd – Bagnato,MHS, in Texto Contexto Enferm, 2010jul-set;!9(3):554-62, Florianopolis- Brasile – si evince la pratica della biopolitica già presentata da Michel Foucault negli anni 70, dove analisava il liberalismo del sec.XVIII, ponendo la racionalità dei governi sulla sicurezza e il rischio, chiamando l’attenzione per l’insiemi di mecanismi che trasformano le carateristiche biologiche dell’sessere umano in oggetto delle strategie politica d generale di potere:vincolo sicurezza-libertà, indivisibile! Dentro questo ci sono LEA, LIVEAS, e tutte le mosse per il pz consapevole e responsabile dell’auto-cura!!

  9. purtroppo ancora assito nella pratica quotidiana a qualsiasi rifiuto anche di discussione sulle evidenze solo perchè il problema viene posto da personale sanitario non medico . la conoscenza è patrimonio solo del medico e a nulla serve portare evidenze che la sconfessano.

  10. Augusto Eleuteri

    Concordo pienamente con quanto asseriscono il Sig. Di stasio e La sig. Sironi, anche io come appartenente ad una delle professioni sanitarie non mediche, vedo affievolirsi la speranza che i LEA possano essere rinforzati e supportati. Una Nazione, può definirsi civile solo quando ha ottimizzato al meglio il sistema di cura verso i propri cittadini. Oggi noi non possiamo definirci un paese civile.

  11. Cecilia Sironi

    Concordo con Gaetano Di Stasio (come appartenente a una delle “professioni sanitarie non mediche”), ma faccio fatica a mantenere desta la speranza visti i risultati del trasferimento della formazione di queste professioni in università e quanto ottenuto: maggior disomogeneità, peggiore formazione in diverse sedi,nessuna “contaminazione positiva” da parte delle facoltà di medicina e …mi fermo qui. Usare al meglio i LEA, rivedere l’allocazione delle risorse e formare meglio i professionisti. Cosa possiamo fare insieme?

  12. Gianfranco Salvioli

    Gli intenti dei politici sanitari sono ormai antichi; manca un prodotto che tenga conto dei problemi reali e documentati dei malati. Purtroppo in Italia non si usano codici per le menomazioni e la disabilità e nulla si conosce della qualità della vita dei pazienti. Il famoso DRG non serve a definire i bisogni del malato; i referti medici specialistici sono un rebus. Temo che i LEA come i LIVEAS rimarranno incompiuti ed incompleti molto a lungo.

  13. Caro Nino, sai quanto ti stimo, ma devo dire che dovremmo essere sicuri su “chi” decide le evidenze. La recente volonta’ di una nota Casa Farmaceutica di nascondere i dati origine sull’efficacia del Tamiflu e’ solo uno degli esempi di come dovremmo intendere l’evidenza scientifica. Finche’ questa sara’ viziata dai poderosi conflitti di interesse, di cui poco si parla nel nostro Paese, dovrebbe renderci molto piu’ cauti e soprattutto farci decidere che e’ giunto il momento di affrancare noi e i nostri Pazienti da questa schiavitu’. L’importante e’ capire da dove si comincia.

  14. Gaetano Di Stasio

    Questa filosofia deve perniare prima il lavoro del formatore e quindi il lavoro del clinico, in ogni ambito della medicina. E le professioni sanitarie non mediche possono essere da momento propulsivo dell’inerzia della medicina fatta dai medici e che troppo spesso ancor oggi è basata sulle opinioni anche in presenza di Evidenze di grado 1A.

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