Distorsione dei risultati della ricerca: giornalisti assolti?

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I mass media giocano un ruolo importante nella diffusione dei risultati della ricerca clinica: ogni giorno, infatti, attraverso stampa, televisione, radio e internet il grande pubblico riceve nuove informazioni relative a studi clinici recentemente pubblicati. Le notizie scritte dai giornalisti, spesso si basano sui comunicati stampa redatti dai ricercatori, dall’industria farmaceutica, dagli enti o dalle istituzioni che hanno finanziato la ricerca.

Ma articoli di riviste, comunicati stampa e notizie riportate dai media riflettono davvero i risultati della ricerca?  

Sfortunatamente i risultati dei trial controllati randomizzati, gold standard della ricerca per valutare l’efficacia degli interventi sanitari, vengono spesso distorti già nelle riviste attraverso il cosiddetto spin, definito come “strategie di reporting, intenzionali o meno, che enfatizzano i benefici del trattamento sperimentale.” Ovviamente, lo spin influenza il trasferimento dei risultati della ricerca nella pratica clinica e, quando riportato anche dai media, contribuisce a infondere nei pazienti aspettative non realistiche sui nuovi trattamenti.

Amélie Yavchitz e coll. hanno valutato la prevalenza dello spin nei comunicati stampa e nelle notizie correlate e analizzato se l’interpretazione dei risultati dei trial basata su comunicati stampa e notizie correlate può determinare una errata interpretazione dei risultati. I ricercatori hanno identificato 70 comunicati stampa indicizzati in 4 mesi su EurekAlert! relativi a trial controllati randomizzati a due gruppi paralleli e hanno utilizzato Lexis Nexis (database di news) per identificare le notizie correlate a 41 di questi comunicati stampa. Successivamente hanno verificato l’eventuale presenza di spin nei comunicati stampa, nelle notizie e negli abstract degli articoli originali. Infine hanno interpretato i risultati dei trial utilizzando indipendentemente ciascuna fonte di informazione.

In sintesi:

  • Circa la metà dei comunicati  stampa e della sezione “Conclusioni” degli abstract contenevano spin e, dato ancora più rilevante, lo spin nei comunicati stampa era associato alla presenza di spin negli abstract degli articoli.
  • Nel 27% dei casi gli autori hanno sovrastimato l’efficacia del trattamento sperimentale basandosi solo sul comunicato stampa, rispetto alla lettura dell’articolo integrale; questa sovrastima dell’efficacia del trattamento è associata sia alla pubblicazione in riviste specializzate, sia alla presenza di spin nei comunicati stampa.
  • Tra le notizie, la metà conteneva spin simili a quelli del comunicato stampa e dell’abstract.
  • Nel 24% dei casi gli autori hanno sovrastimato l’efficacia del trattamento sperimentale basandosi anche sulle notizie giornalistiche rispetto alla lettura integrale dell’articolo peer-review.

Pertanto, lo spin nei comunicati stampa e nelle notizie correlate riflette la presenza di spin negli abstract degli articoli originali pubblicati in riviste peer-review, suggerendo che l’interpretazione dei risultati dei trial basata esclusivamente su comunicati stampa o copertura mediatica può alterare l’interpretazione dei risultati della ricerca a favore dei trattamenti sperimentali.

Paradossalmente, questa distorsione non dipende da una “manipolazione giornalistica” della ricerca, ma da spin già presente negli abstract degli articoli pubblicati sulle riviste biomediche. Pertanto, editori e revisori hanno la responsabilità di “depurare gli abstract dallo spin” per evitare una sovrastima dei risultati della ricerca clinica.

Tranne poche eccezioni, i giornalisti si limitano a riportare quanto pubblicato dai ricercatori!

 

Fonte: Yavchitz A, et al. Misrepresentation of Randomized Controlled Trials in Press Releases and News Coverage: A Cohort Study. PLoS Medicine 2012;9(9):e1001308.

  1. io tengo conferenze pubbliche gratuite in tutta Italia proprio per smascherare questi inganni, che fondamentalmente tutelano il business più della salute dei cittadini

  2. Nino vorrei aggiungere che a molti giornalisti italiani farebbe sicuramente bene partecipare a uno dei tuoi corsi per capire la differenza tra le arie tipologie di studi clinici e conseguentemente il valore della notizia da lanciare

  3. Per esperienza personale, il problema si aggrava (a danno soprattutto dei poveri pazienti) quando a scrivere notizie di medicina è un giornalista con scarsa conoscenza in ambito medico-scientifico e che come fonte non utilizza il comunicato stampa (forse sarebbe meglio) ma l’abstract di pubmed….

  4. Danilo di Diodoro

    Il fatto è che le riviste mediche sono esse stesse soggette alle distorsioni tipiche del giornalismo. Noi siamo abituati a pensarle asettiche e scientifiche, in realtà inseguono la notizia e quindi prediligono i risultati positivi a scapito di quelli negativi, perseguono le esclusive (vedi la “Ingelfinger rule” http://en.wikipedia.org/wiki/Ingelfinger_rule ), cercano di battere la concorrenza e di vendere copie o abbonamenti, sono spesso inaccurate. Perfino la Cochrane Library, che non è neanche una rivista ma una banca dati, emette comunicati stampa di taglio giornalistico che a loro volta generano risultati a cascata su giornali e riviste a livello internazionale, come accadde quando uscì la revisione sistematica che dimostrava che l’agopuntura era risultata efficace nel trattamento dell’emicrania. Il comunicato stampa, però, giornalisticamente, pose l’accento sul fatto che risultava efficace anche con gli aghi messi a caso e non nei punti canonici dell’agopuntura. Ovviamente i giornali ripresero questa seconda parte della notizia, mandando in bestia agopuntori di mezzo mondo e anche gli stessi revisori Cochrane…