Quella tazzina in più che… potrebbe allungarti la vita

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Dopo avere sdoganato il consumo di cioccolato, la ricerca scientifica assolve definitivamente il caffè, un altro dei miei “vizi minori” a cui non potrei mai rinunciare.

Lo scorso giovedì, infatti, il prestigioso New England Journal of Medicine ha pubblicato uno studio del National Institute of Health che ha valutato l’associazione tra consumo di caffè e mortalità in oltre 400.000 soggetti americani (57% uomini), seguiti nel periodo 1995-2008.

Apparentemente il rischio di morte aumenta nei consumatori di caffè, ma dopo l’aggiustamento statistico per lo status di fumatore (notoriamente più “caffeinomani”), i dati dimostrano una inversione di tendenza. Lo studio infatti documenta un’associazione inversa tra l’incremento del consumo di caffè (da 1 a 6 tazze al giorno) e la mortalità per malattie cardiache e respiratorie, ictus, traumi e incidenti, diabete e infezioni. Nessun effetto, invece, sulla mortalità per tumori. 

Precisando che la natura osservazionale dello studio non permette di concludere che il caffè riduce la mortalità, gli Autori ci rassicurano sulla ragionevole assenza di conseguenze negative dell’irrinunciabile tazzina sulla nostra salute. Ma i risultati di uno studio condotto in USA sono applicabili nel nostro Paese? Beh, se il caffè americano (“beverone” o ”bruoru i purpu” in Sicilia) produce questi modesti effetti, con il nostro espresso rischiamo… l’immortalità.

I miei vizi minori si rincorrono sulle note di Giorgia e Fiorella Mannoia, due regine della musica italiana: la prima “mangia troppa cioccolata” e la seconda “ammazza il tempo bevendo caffè nero bollente”. Io però esagero… perché accompagno spesso l’espresso con un quadratino di fondente!

 

Fonte: Freedman ND, Park Y, Abnet CC, Hollenbeck AR, Sinha R. Association of coffee drinking with total and cause-specific mortality. N Engl J Med 2012;366:1891-904

  1. Gerardina Della Fera

    Portatrice di icd dopo una tachicardia ventricolare mi proibiscono la mia santa tazzina del mattino.
    Ma la crisi da mancanza di relax tazzina correlato ha fatto peggio, l’amico cardiologo si è ricreduto (“però non più di una, mi raccomando!”), ora ho anche l’appoggio scientifico… al di là dell’aneddotica, ci ha pensato nessuno allo zucchero che ci mettono, gli americani? Magari nei vecchi studi un suo peso l’aveva!

  2. luigia atorino

    A casa mia si usa festeggiare un compleanno, o meglio ricordarlo a quelli della famiglia che eventualmente lo abbiano dimenticato, con una tazza di caffè con un cioccolatino sciolto sul fondo, la mattina della ricorrenza. Non so mia mamma da dove abbia importato questa usanza ma forse è proprio un augurio di longevità!

  3. milazzo maria giovanna

    Bruoru i purpu” ?
    Penso voglia dire brodo di polipo, cioè l’acqua dove si fa bollire il polipo. Sono felice che ci siano studi e non solo supposizioni, sono grande consumatrice di caffè ed apprezzo amabilmente la cioccolata fondente,non sono fumatrice.

  4. buona notizia che distende e predispone a gustarsi una nuova tazzina. Del resto penso sia più salutare il piacere di gustarsi un momento di relax e di soddifazione gustativa, con retrogusto annesso, che macerarsi nella auto-imposizione di rinunciare a questo vezzo.
    Viva il caffé

  5. angela peghetti

    Grazie mille Zio Nino!
    le buone notizie rincuorano in questi tempi bui…!!
    se pubblicano qualcosa sul mascarpone sono a posto!
    aspetto fiduciosa..
    grazieeee

  6. Salvatore Usai

    Concordo con Stefano. Questo fatto Nino lo doveva sapere se ha studiato bene farmacologia!!!!!
    Saluti

  7. pietro alfonsi

    Come sanno gli psicologi cognitivi, tutti siamo portati ad attribuire un rapporto di causa/effetto quando vediamo un collegamento tra 2 eventi. Solo se ci costringiamo coscientemente riusciamo a pensare ad un collegamento differente. La notizia dello studio è stata data in anteprima da Bloomberg, ed un lettore ha così commentato: sono un cameriere. Quando vedo entrare nel mio locale le persone, posso predire prima ancora che facciano l’ordine se prenderanno caffè o una bevanda dolce (soft drink). Il sottinteso era che già dal fisico e dal comportamento poteva prevedere chi aveva un aspetto che lo dichiarava destinato ad avere una malattia (diabete, obesità…) che ne avrebbe accorciato la vita.
    La causa spesso non va ricercata tra gli eventi che ci appaiono, ma tra quelli più nascosti. Mi ricordo anni fa, quando fu publicato l’ennesimo studio che valutava nuovi fattori di rischio per le malattie cardiache ischemiche tra gli statunitensi, venne fuori che un fattore protettivo era costituito dal fatto di mangiare noci. Una alta autorità medica intervistata all’epoca dichiarava trionfalmente che avrebbe fatto studi per identificare il composto chimico che aveva queste magiche proprietà -naturalmente per sfruttare la scoperta a fini commerciali. Neanche presa in considerazione l’idea che il consumo di noci ha una differenza fondamentale rispetto al consumo -per esempio- di arachidi: le noci in commercio non si trovano già aperte, bisogna perdere tempo a rompersele da soli. E questa attività è caratteristica di persone che appartengono a gruppi sociali con caratteristiche etniche, comportamentali, economiche, differenti da quelle della popolazione generale americana.

  8. catia bedosti

    Che bella notizia!!
    amo il mio caro caffè!!
    Mi dà la carica e concentrazione quando ne ho bisogno.
    Fortuna…..

    Grazie Nino

  9. Alberto Minardi

    Caro Nino,
    da emicranico che fa spesso uso di caffé anche quale “potenziante” della cibalgina standard (aspirina+caffeina+paracetamolo) mi compiaccio della notizia (che mi risulta, più che altro, una robusta conferma di un dato già noto).
    Tra l’altro, trovo beneficio anche dal cioccolato fondente, se l’emicraina è appena all’esordio.
    Ma che vuol dire, in siculo, “Bruoru i purpu” ?
    Ciao
    Alberto

  10. Stefano Mazzon

    Caro Nino, buone nuove dall’amato caffè, ringraziamo il NEJM…
    Credo che però una tazza di caffè americano, appunto perchè più “lungo”, alla fine contenga più quantità assoluta di caffeina rispetto alla tazzina di espresso.
    Un caro saluto