Le inefficienze in sanità: un icosalogo dagli USA

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In un recente editoriale pubblicato da JAMA, David Naylor sostiene che “sebbene i sistemi sanitari non siano trapiantabili, viene spesso trascurata la possibilità di adottare buone idee da altri paesi”.

Prendo la palla al balzo, approfitto della  Shattuck Lecture pubblicata oggi dal N Engl J Med per riportare 20 cause di inefficienza nella sanità americana identificate da Harvey Finemberg dell’Institute of Medicine. 

  1. Rimborsi per output inadeguati: ad esempio per servizi e prestazioni erogate, piuttosto che per episodi di malattia o esiti di salute
  2. Incentivi finanziari che premiano l’inefficienza, come quelli previsti per complicanze, re-ospedalizzazioni
  3. Assenza d’informazioni per i pazienti sui costi e sui possibili incentivi
  4. Indifferenza per i costi indotti da parte degli erogatori di assistenza
  5. Competizione tra strutture sanitarie scarsamente funzionale e non basata sulle performance
  6. Scarsa etica individuale e professionale sui costi sociali dell’assistenza sanitaria
  7. Incapacità ad utilizzare adeguatamente le competenze professionali degli infermieri
  8. Mancanza di sistemi e processi standardizzati per assicurare un’assistenza sanitaria sicura e di elevata qualità
  9. Anomali flussi di pazienti con conseguente sovraffollamento, assistenza subottimale e spreco di risorse
  10. Insufficiente coinvolgimento dei pazienti nelle decisioni cliniche
  11. Insufficiente attenzione prestata a: prevenire le diseguaglianze, cure primarie, alfabetizzazione sanitaria, salute delle popolazioni, risultati a lungo termine
  12. Erogazione dell’assistenza frammentata, scarsamente coordinata e senza continuità
  13. Informazioni limitate su: costi, performance, efficacia comparativa degli interventi sanitari, qualità dell’assistenza ed esiti di salute
  14. Incertezza scientifica sull’efficacia e i costi delle nuove tecnologie diagnostiche e terapeutiche
  15. Predisposizione culturale a credere che in sanità “di più è meglio” (more care is better)
  16. Complessità amministrativa nella gestione di molteplici compagnie assicurative
  17. Riconoscimenti a inventori e imprenditori per possibili vantaggi sul miglioramento delle performance, piuttosto per una riduzione significativa dei costi
  18. Regime regolatorio non in grado di accelerare, ma solo di rallentare, le innovazioni
  19. Utilizzo insufficiente di gare d’appalto per farmaci, dispositivi e altre tecnologie sanitarie
  20. Distorsioni conseguenti a frodi, conflitti di interesse e malpractice

Leggendo e rileggendo l’icosalogo, eccezion fatta per il punto 16, gli altri diciannove affliggono pesantemente anche il nostro SSN.

Politici, manager, professionisti e cittadini, proviamo a fare tesoro di questo… “ventalogo”, termine forse meno corretto, ma che sicuramente non evoca alcun dinosauro!

 

Fonte: Fineberg HV. A Successful and Sustainable Health System — How to Get There from Here. N Engl J Med 2012; 366:1020-1027

  1. pierfrancesco belli

    esatto caro gainfranco salvioli ,ti vorrei aggiornare sul fatto che per esempio le statistiche sul parto naturale sono tutte false , in quanto nella fase espulsiva del parto naturale viene barbaramente praticata la manovra di kristeller per facilitare l’ espulsione fetale. tieni presente che a tale barbara prassi si arriva perche la classe ostetrica non si allinea ad una adeguata preparazione sulla fisiologia del parto e sulla semeiotica ostetrica e quindi si arriva alla fase espulsiva senza monitirizzare il benessere materno fetale . Ecco perche’ il partogramma viene generalmente Compilato dalle ostetriche dopo il parto..Dimmi te’ come possono controllare il percorso del parto se non lo monitorizzano e se il’ elemento chiave del controllo cioe’ il partogramma iene riempito a parto avvenuto solo per scrivere cio’ che conviene loro a difesa di ontenziosi medico legali ma lasciando le sorti del parto legate al destino.Condivido in pieno su una formazione etica , soprattutto nel parto che ‘e’ vita , ma abbinandola a una rivoluzione sulla ormazione delle ostetriche e alla messa in sicurezza del parto. Comunque la formazione interiore dovrebbe essere dentro ciascuno di noi per far si che’ certi errori e mancanze non rimangano routine w

  2. Cecilia Sironi

    Concordo! E colgo l’occasione per sottolineare l’importanza del punto 7. Sono infermiera dal 1980, sempre attivamente impegnata(in particolare nella formazione) per cercare alleanze per migliorare l’assistenza nel nostro Paese (vedi http://www.cnai.info). Ci sono numerosi documenti a favore della valorizzazione degli infermieri (IOM, WHO)perché conviene! Uniamo le forze: la crisi potrebbe essere un’opportunità.

  3. pierfrancesco belli

    mi dispiace molto avere avuto solo oggi lapossibilita’di conoscervi . avete fatto molto bene a riportare la pubblicazione del new Engl j of Med che ritengo assolutamente precisa e chiara nel fotografare la reale drammatica situazione del nostro S.S.N che dovrebbe da oggi stesso applicare l’ icosalogo made in usa per abbattere tanti sprechi e migliorare la performance clinica. Io rappresento in toto il punto 17 , ma nonostante la completa adesione di moltissimi primari alla mia invenzione , oramai da poco diapositivo medico, il sistema sanitario regionale invece di corrermi incontro in quanto il mio D.M certificato C.E ha gia’ dimostrato di migliorare le performance e diminuire i costi( che nella area clinica in questione sono piu’ da considerarsi sprechi che costi , in quanto l’ origine della malpractice effettuata genera non solo complicanze al paziente ma anche sprechi che in cartella viengono ritualmente omessi dall’ operatore) ,stanno solo perdendo tempo in quanto vi e’ un sistema oramai incancrenito un sistema generale di sprechi che muove interessi per molti , ma che indebita sempre piu’ lo stato ( su scala nazionale si parla di cifre a 9 zeri) e quindi rende inutili le nostre tasse, quando si potrebbe risanare un’ area specifica della sanita’ migliorando le performance della stessa, ed investire i soldi riaparmiati in altro .

  4. qualcuno su questo blog è interessato anche in merito alla sanità pubblica veterinaria?

  5. maria giovanna milazzo

    Ottimi spunti di riflessione, per lo più condivisibili; aggiungerei per la sanità italiana L’ONESTA’ DEGGLI ITALIANI, punto da non sottovalutare, anche nella migliore organizzazione sanitaria se non si presta sufficiente attenzione alla formazione “interiore” (sociale, culturale, umana alla partecipazione ed alla responabilizzazione per ogni percorso che si intraprende) si rischia il fallimento.

    • grazie nino-sia per gli editoriali sia per le opportunità di dialogo sul blog-non conosco maria giovanna milazzo che saluto . Condivido l’importanza di una formazione “interiore” ma come farla “fruttare” nell’organizzazione sanitaria-senz’altro la cura della res pubblica è valore etico-ma non è monetizzabile-nè rappresenta un titolo di investimento/PIL (?)

  6. Gianfranco Salvioli

    Penso che del nostro SSN si parli troppo bene. Oggi i quotidiani parlano di eccellenze e disastri degli ospedali italiani (che sono troppi); le prestazioni e i risultati sono talmente variabili da destare serie preoccupazioni, soprattutto nei cittadini. Chi controlla i risultati ? Non bastano i NAS

  7. Ciro Rampulla

    Caro Nino, complimenti per i tuoi sempre puntuali e stimolanti editoriali. In questo mi lascia perplesso il rimborso per “esiti di salute”. Meriterebbe forse un commento sugli indicatori da utilizzare, infatti non sempre ad esempio la mortalità è un buon indicatore e la qualità della vita,utile nelle malattie croniche, non sempre è facilmente utilizzabile