In un sistema sanitario gli obiettivi dovrebbero essere condivisi tra tutti gli stakeholders (letteralmente, i portatori di interessi): cittadini, pazienti, organizzazioni sanitarie pubbliche e private, istituzioni di politica sanitaria, professionisti, società scientifiche, industria, etc.

In realtà, gli obiettivi dei vari stakeholders non sono sempre convergenti e talvolta sono addirittura conflittuali: contenimento dei costi, profitti, elevati standard di qualità, soddisfazione degli utenti, semplificazione di accesso ai servizi, disponibilità di tecnologie avanzate, autonomia professionale, efficienza, produttività, etc. In un momento critico in cui la sostenibilità del sistema pubblico è costantemente in bilico tra inappropriatezze e tagli indiscriminati, come riallineare gli obiettivi di tutti gli stakeholders?

Semplice… riconoscendo quale obiettivo primario dell’assistenza sanitaria l’high value per i cittadini e pazienti, definito come il miglior risultato di salute ottenuto per unità monetaria utilizzata.

Oggi purtroppo, questa “unità di misura” è ancora un miraggio nel nostro sistema sanitario che, per garantire la propria sostenibilità, si affida esclusivamente a strategie di contenimento dei costi, manovra estremamente pericolosa per la salute pubblica perché impone vincoli forzati all’erogazione di interventi sanitari efficaci.

Il value può sembrare una “unità di misura” futuribile?

Se è così, bisogna accettare che viviamo in un sistema cristallizzato dove impera una strenua resistenza alle innovazioni organizzative e professionali e dove il futuro impone cambiamenti troppo radicali per rinunciare a un presente che in altri sistemi sanitari è già trapassato remoto!

Fonte. Cartabellotta A. Il value-based healthcare “unità di misura” delle prossime politiche sanitarie. Il Sole 24 Ore Sanità 2011; 5-11 luglio:18-19.