L’Italia è unita… dalle diseguaglianze regionali

A A A

Nel marzo 2011 i festeggiamenti per l’unità di Italia hanno attraversato il Paese in lungo e in largo: d’altronde 150 candeline non si spengono tutti gli anni. Ovviamente, un Paese unito con un sistema sanitario pubblico ispirato dai principi dell’equità e della solidarietà dovrebbe garantire gli  stessi Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria da nord a sud e da est a ovest: da Predoi a Lampedusa e da Otranto a Bardonecchia.

E invece… le diseguaglianze in sanità regnano sovrane. 

 

 

 

  • Nel 2008 il tasso di ospedalizzazione per 1.000 abitanti oscilla dai 159 della Puglia ai 99 del Piemonte con una differenza del 37%.
  • La variabilità del tasso di mortalità infantile fa sì che per ogni 100.000 bambini che nascono vivi in Veneto, per lo stesso numero di nati in Sicilia bisogna costruire 175 bare bianche in più!
  • L’assistenza domicilare integrata (ADI) per alcune categorie di pazienti - in particolare gli anziani disabili - è il servizio più costo-efficace: nel 2008 il tasso per 100.000 assistibili al Sud era solo la metà di quello che il Nord disponeva già nel 2004 e la forbice continua ad allargarsi.
  • I cittadini del Sud esprimono un bisogno di assistenza nettamente superiore rispetto a quelli del Centro-Nord: le loro condizioni di salute sono realmente peggiori, oppure esiste anche una domanda inappropriata, indotta dall’ingente numero di strutture private?
  • Negli anni 1970-2010 l’incidenza dei tumori e la relativa mortalità sono diminuite al Centro-Nord, ma tendono ad aumentare al Sud: se la maggiore incidenza può essere ricondotta al peggioramento degli stili di vita, l’incremento della mortalità risente negativamente dalla qualità dell’assistenza oncologica.
  • Nel 2009 il consumo territoriale dei farmaci pesato per età (DDD /1.000 abitanti/die) oscilla da 1018-1044 (in 3 regioni del Sud) a 678-864 (in 7 regioni del Nord). Campania e Puglia consumano più del doppio di antibiotici rispetto alla Provincia Autonoma di Bolzano, testimoniando che la prescrizione dei farmaci è l’intervento sanitario meno complesso per passare dal produttore al consumatore: serve solo la penna del medico!

Le diseguaglianze dimostrano che la città di residenza di un cittadino italiano, oltre che influenzare l’equità d’accesso a servizi e prestazioni sanitarie, costituisce un fattore di rischio indipendente per la sua salute.

Questo è il nostro servizio sanitario nazionale, le cui diseguaglianze regionali disegnano una carta geografica molto simile a quella dell’epoca rinascimentale!

 

Fonte: Cartabellotta A. Viva l’Italia! 150 anni di unità tra i perigliosi flutti delle diseguaglianze regionali. Sole 24 Ore Sanità 2011; 5-11 aprile: 17-18.

  1. Patrizia Locatelli

    bene, stabiliamo che la spesa/pro capite media nazionale si debba allineare alle aree più virtuose per spesa e più efficienti x qualità assistenziale fornita ai cittadini, come farebbe qualsiasi Nazione civile e normale. Ciò si potrebbe fare già da oggi.
    ma sappiamo tutti che una gran parte della spesa sanitaria pubblica in Italia purtroppo ha altre finalità…

  2. L’uguaglianza dell’assistenza è forse un mito: io ed il collega dello studio a fianco del mio agiamo in modo differente, forse è anche qui il bello della professione sanitaria.
    Il diritto dell’assistito passa attraverso il senso di responsabilità di chi lo assiste, in primis del medico, oltre che del sistema sanitario.
    I numeri che vengono dati nell’articolo mi fanno pensare che non è giusto continuare a mantenere, con i trasferimenti statali da Nord a Sud, un sistema inefficiente e inefficace. A favore poi di quelle regioni in cui i tassi di evasione fiscale sono più alti (non solo per la criminalità, ma per consuetudine diffusa)!!
    Cordiali saluti,
    Franco Cavalot