Gli sprechi sui farmaci? Provi a provarci Professore

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L’utilizzo razionale dei farmaci si identifica con il loro impiego corretto e appropriato: tutti i pazienti, pertanto, dovrebbero ricevere prescrizioni farmaceutiche appropriate secondo specifiche indicazioni terapeutiche, a dosaggi ottimali, per un adeguato periodo di tempo e al costo più basso per il sistema sanitario.

Nel maggio 2010 l’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che…

 

 

 

  • Oltre il 50% di tutti i farmaci sono prescritti, somministrati o venduti in maniera inappropriata
  • Oltre metà dei pazienti non assumono correttamente i farmaci prescritti.
  • Il sovra utilizzo (overuse), il sottoutilizzo (underuse) e l’utilizzo errato (misuse) dei farmaci causano effetti avversi e determinano ingente spreco di risorse economiche.
  • Oltre la metà dei paesi non implementano politiche nazionali finalizzate a promuovere l’uso razionale dei farmaci.
  • Nei paesi in via di sviluppo, meno del 40% dei pazienti nel settore pubblico e del 30% in quello privato sono trattati in accordo a linee guida cliniche.
  • Per migliorare l’utilizzo dei farmaci è necessario utilizzare una strategia multifattoriale: formazione dei professionisti sanitari e loro supervisione, educazione dei cittadini, accanto a un’adeguata fornitura dei farmaci.

In Italia, secondo il Rapporto Nazionale OsMed, nel 2010 la spesa farmaceutica totale è stata di oltre 26 miliardi di euro, di cui il 75% rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

Proviamo a trasferire i dati dell’OMS alla spesa farmaceutica nazionale: il SSN nel 2010 ha rimborsato quasi 20 miliardi di euro, di cui il 50% sono stati prescritti, somministrati o venduti in maniera inappropriata. Ergo, implementando politiche nazionali finalizzate a promuovere l’utilizzo appropriato dei farmaci e applicando le strategie multifattoriali suggerite dall’OMS si potrebbero risparmiare in un anno quasi 10 miliardi di euro, circa un terzo della cifra necessaria per metterci a posto con i conti pubblici. Senza contare i risparmi indiretti dovuti alla riduzione degli effetti avversi e delle interazioni tra farmaci!

Auguro buon lavoro al Professor Monti, ma temo che su questo capitolo di spesa non avrà grandi margini di manovra e il “potenziale risparmio” sulla spesa farmaceutica resterà nel libro dei sogni di quelli che, come me, continuano a sostenere che “Le migliori evidenze scientifiche devono permeare tutte le decisioni sanitarie e guidare le scelte dei cittadini”.

 

Fonti: World Health Organization. Rational use of medicines. Fact sheet N°338, May 2010

Gruppo di lavoro OsMed. L’uso dei farmaci in Italia. Rapporto nazionale anno 2010. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, luglio 2011.

 

  1. Le raccomandazioni per il corretto uso dei farmaci è fondmanentale: si dovrebbero analizzare più attentamente i dati OSMED…il 70% circa della spesa farmaceutica è per i vecchi notoriamente a rischio di prescrizione inappropriata (criteri di Beers ampiamente ignorati dalla classe medica di ogni livello); si veda: http://www.regione.toscana.it/regione/multimedia/RT/documents/2011/10/05/1317796502854_Linee%20di%20indirizzo%20sulla%20terapia%20farmacologica%20nell'anziano%20I%20criteri%20di%20Beers.pdf

  2. a proposito di sprechi…..
    http://www.pensiero.it/attualita/articolo.asp?ID_articolo=1037&ID_sezione=37

    “Etica, salute, equità

    Disinvestment: meno sprechi, più efficienza

    Mike Clarke, Director MRC all-Ireland Hub for Trials Methodology Research, Ireland.
    Pubblicato su Va’ Pensiero n° 501

    Siamo in piena crisi economica e finanziaria. Dunque bisogna correre ai ripari con tagli alle spese, in primis quelle inutili. Questo vale anche in Sanità… Ma il principio di spendere meno e investire le risorse nel modo migliore andrebbe perseguito sempre e comunque. Prevenire è meglio che curare, no?

    Un esempio viene dal Regno Unito, dove il Servizio sanitario nazionale (NHS) si era già mosso per prevenire gli sprechi ancor prima della grande crisi con la Disinvestment Initiative.

    Affidata alla responsabilità del NICE, l’iniziativa si avvale della collaborazione del Centro Cochrane inglese. L’obiettivo è incentivare l’uso di interventi di documentata efficacia e scoraggiare l’uso di quelli inefficaci o dannosi. La parola chiave: disinvestment.

    Qual è il significato di disinvestment in Sanità?

    In sintesi, vuol dire disinvestire nei trattamenti inefficaci e quindi risparmiare, ci spiega Mike Clarke della Cochrane Collaboration irlandese. La priorità non deve essere tanto valutare la costo efficacia, ma piuttosto identificare cosa non è efficace, quali sono gli interventi in Sanità che non funzionano e quindi sono uno spreco. “Dobbiamo disinvestire in interventi che rappresentano uno spreco di soldi, di tempo per pazienti, medici e infermieri.”

    Come spiegare che il disinvestment è un beneficio a lungo termine per la collettività?

    La sfida è lavorare a stretto contatto con i pazienti. È importante saper spiegare loro che il punto non è risparmiare nell’assistenza sanitaria ma assicurarsi che il trattamento che si fornisce sia efficace per garantire al paziente il miglior trattamento possibile. La priorità è l’efficienza e non il risparmio economico: può essere che una terapia che non risulta essere la miglior venga sostituita con un’altra terapia più costosa. Dunque il disinvestment non esclude nuovi investimenti su interventi più sicuri ed efficaci.

    Se il nostro Paese volesse perseguire il disinvestment che cosa dovrebbe fare?

    “The project works well we have a good advice of what is relevant to National Health Service”. È prioritario quindi verificare, nel contesto in cui si deve intervenire, quali sono gli interventi adottati comunemente e di questi quali sono irrilevanti. La cosa importante è saper cosa fare per evitare sprechi di tempo e di soldi.

    23 novembre 2011″

  3. Paolo Rege-Gianas

    Sbaglierò ma a me sembra che per vedere il virus dell’influenza ci voglia un microscopio elettronico

  4. Credo che vi siano addirittura studi scientifici sugli stili prescrittivi dei medici, che non dipendono solo da un’automatica applicazione delle linee guida ma da tanti altri fattori (di tipo prettamente psicologico)che giocano grandemente nell’atto prescrittivo. Se tutto si riducesse all’automatismo patologia-linee guida-prescrizione potremmo affidare quest’ultima ai computer, come qualcuno ha provato fare con la diagnosi. A quando “Ippocratech”, robot medico per uso familiare?
    Cordialmente
    Angelo Meloni

  5. elena garbarino

    …nel 1994, ai miei albori professionali, sentivo già parlare di confezioni con un numero razionale di unità posologiche. Sono passati 20 anni circa e molti farmaci per uso continuativo, da quella data, sono stati autorizzati ad esempio con 28 compresse per confezione… e credo che una confezione da 30 cpr potrebbe tranquillamente “costare” al servizio sanitario la stessa cifra di quella da 28. Moltiplichiamo il costo di una confezione (quella che ci vuole in più per ogni anno, per una ipotetica posologia di 1/die)per centinaia di pazienti e otteniamo cifre da capogiro. Anche questa è appropriatezza, una delle più semplici!

  6. Non sono così sicuro che un corretto trattamento farmacologico delle principali patologie croniche sia meno costoso… ma credo che una politica complessiva del farmaco che riservi allo stesso una specifica funzione solo quando esistono “prove di efficacia” genererebbe con ogni probabilità un discreto risparmio di risorse. Condivido appieno l’osservazione di Paolo sul fatto che uno spreco devastante è fornito dagli accertamenti QUASI SEMPRE inutili o ridondanti…. e qui, purtroppo, non è solo questione di ministri: occorre che ognuno di noi riesca ogni giorno a sfidare il qualunquismo ed il mercantilismo sanitario corrente ed a resistere alla tentazione di fare medicina difensiva. Personalmente non sempre ci riesco e credo che l’unica arma a mia e nostra “difesa” sia una crescita culturale personale che ci dia la forza di sostenere convinzioni e decisioni decisamente contrarie al consumismo sanitario imperante.

  7. paolo rege-gianas

    non soltanto di farmaci si abusa, ma anche di indagini laboratoristiche e diagnostiche che usano radiazioni ionizzanti e non, per supplire le minori capacità diagnostiche dei medici rispetto al passato.

  8. Come sempre un prezioso contributo-appropriatezza prescrittiva,valore monetario,medicina difensiva e governo della prescrizione dei farmaci complessi e tra questi gli antinfettivi è rebus intrigante da dipanare.Attendo,comprendo Fulvio e nel frattempo avrò più attenzione verso le cipolle-ciao

  9. Bello l’articolo sulla cipolla, come quello che ho letto pochi giorni fa sull’effetto anticancro del bicarbonato.
    Propongo di utilizzare queste terapie innocue e gratuite per gli anziani, forti consumatori di farmaci forieri di temibili interferenze ed effetti collaterali.
    Per ora però continuo con le terapie tradizionali suggerite dalla EBM: temo che farei fatica a convincere un Giudice della bontà di una scelta…vegetale…

  10. Angela Di MAtteo

    E’ sommamente scorretto e colpevolmente fuorviante “trasferire” come disinvoltamente scrive l’autore i dati globali dell’OMS 2010 sull’utilizzo inappropriato dei farmaci al capitolo dell’uso dei farmaci in Italia. E’ grave alimentare la sfiducia dei cittadini nel servizio sanitario nazionale con “informazioni” inferite da un procedimento scorretto. In Italia i farmaci sono già prescritti ed erogati secondo criteri razionali.

    • Probabilmente la Dr.ssa Di Matteo non ha letto con attenzione l’articolo, che mi pare suddivida chiaramente ciò che “nel Maggio 2010 l’OMS riporta”… da “In Italia l’Osmed”…, distinguendo chiaramente fra dati internazionali ed italiani.
      Detto questo, i dati dell’OMS forniscono una lettura da riportare sui documenti OSMED, già di per sé abbastanza esaustivi circa variabilità tra macroaree ed ASL difficili da spiegare, spostamenti ingiustificati di prescrizioni dai farmaci genericati a quelli branded, aumenti del mix ecc.
      Da ultimo, l’affermazione “i farmaci sono erogati secondo criteri razionali”, mi risolleva il morale; difficile trovare persone così ottimiste in questo periodo

  11. Perchè dice che monti non avrà m,argini di manovra?
    Nell’articolo non si capisce

    • Proviamo a fare 2 conti: per esempio un medico prescrive ad un pz. con BPCO terapia con Claritromicina 500 mattina e sera per 10 gg., una confezione classica del farmaco contiene 14 cpr., al paz. vengono prescritte 2 confezioni di farmaco, quindi 2cpr*10gg.= a 20 cpr. ne restano 8 in più: dove vanno a finire queste compresse?

  12. M.Gabriella Vullo

    Sono d’accordo su una politica oculata per l’utilizzo dei farmaci in modo appropriato. Altra modalità di evitare sprechi può essere rappresentata dalla prescrizione della quantità esatta di farmaco nella sua posologia e nella corrispettiva consegna da parte della farmacia della quantità prescritta. Le case dei cittadini sono piene di farmaci avanzati terminata la cura con i relativi pericoli relativi alla loro scadenza. Considerando che la maggior parte dei farmaci viene assunta dagli anziani ecco un altro aspetto del rischio clinico che emerge.
    Per motivi personali mi sono trovata in Romania e a seguito di una prescrizione medica di antidolorifici contenente la posologia e la durata del trattamento, la farmacia mi ha consegnato precisamente il quantitativo prescritto! nè una cp. in più nè in meno! E’ un esempio da seguire…quanto risparmio!!!
    Grazie

  13. Nino, come sempre sei puntuale e cogente, anche nella mia Azienda stiamo provando ad affrontare il problema antibiotici e statine con qualche difficoltà…..
    Ci vuole coraggio e determinazione in quanto non abbiamo presidiato sufficientemente questo aspetto della sanità

  14. Caro Nino, perchè pensi sia difficile? in realtà basterebbe ridurre il divario che c’è tra chi vende e chi acquista e usa, intesi come mezzi e risorse a disposizione delle Aziende Farmaceutiche e quelli a disposizione dei servizi sanitari. Basterebbero pochi provvedimenti, come ad esempio garantire l’indipendenza dell’informazione scientifica delle aziende farmaceutiche dai relativi uffici vendite e promouovere l’informazione indipendente. Solo per dirne un paio al volo. In realtà basta solo volere, non è difficile; il problema è se si ha voglia di farle le cose, e più precisamente se si abbia voglia di fare il lavoro per cui si è pagati, penso tu ti riferisca a questo. Intanto attendiamo fiduciosi un aiuto. Ciao

  15. ieri mi è arrivata per e-mail questa storia interessante e significativa da più punti di vista ed a libera interpretazione…..
    Nel 1919, quando l’influenza “spagnola” ha ucciso 40 milioni di persone, un medico stava visitando molti agricoltori per vedere se poteva aiutarli a lottare contro l’influenza. Molti agricoltori e le loro famiglie l’avevano presa e parecchi di loro erano…

    … morti.

    Il medico arrivò in una zona di sfruttamento agricolo dove, con sua grande sorpresa, tutti quanti erano in perfetta salute. Quando chiese cosa avevano fatto di diverso degli altri, la moglie disse che aveva messo in ogni stanza della casa una cipolla non pelata in un piatto.

    Il medico non credette alla cosa. Le chiese se poteva avere una di quelle cipolle per esaminarla con il microscopio. Lei gliene diede una. Il medico trovò il virus dell’influenza nella cipolla. Con ogni evidenza, la cipolla aveva assorbito il batterio e permesso alla famiglia di restare in buona salute.

    Ho sentito parlare della stessa cosa dalla mia parrucchiera. Qualche anno prima, un certo numero dei suoi clienti si erano ammalati d’influenza. L’anno dopo, lei aveva messo nel suo negozio vari piatti con una cipollina e, con sua grande sorpresa, nessuna delle sue aiutanti si ammalò.

    Ho inviato questa informazione ad un’amica nell’Oregon, che lavora regolarmente con me su questioni di salute. Lei mi raccontò di un’esperienza interessante con le cipolle.

    “Non conosco la storia degli agricoltori, ma ho contratto una polmonite che mi ha distrutta. In quel periodo, ho letto un articolo che diceva di tagliare le due estremità di una cipolla e di infilzarla in una estremità con una forchetta, appoggiarla su un piatto accanto alla persona malata per tutta la notte. Precisava anche che l’indomani la cipolla sarebbe diventata nera. Ho fatto come era scritto e l’indomani stavo molto meglio. La cipolla era in cattive condizioni.”

    Questo articolo spiegava anche che si trattava di una antica usanza: le cipolle e l’aglio messi in questo modo nelle stanze avevano protetto in passato anche contro la peste, poiché entrambe hanno potenti proprietà antibatteriche e antisettiche.

    La morale di questa storia è: comprate qualche cipolla in più, mettetele in un piatto senza pelarle un po’ dappertutto nella vostra casa. Se lavorate in un ufficio fate lo stesso nello spazio in cui lavorate. La cipolla vi aiuterà, voi e la vostra famiglia, a non ammalarvi. E se vi verrà l’influenza, sarà meno forte…

    Non vi è nulla da perdere a provare! Soltanto 1 euro di cipolle !!!
    Una medicina di salute per tutta la famiglia.

    • La storia della cipolla è davvero interessante…potresti indicarmi l’articolo di cui parli?

      grazie
      cordialità

      • …veramente l’articolo fa parte di questa storia che puoi trovare seguendo questo link:
        http://www.authorstream.com/Presentation/aSGuest76833-690389-segreto-della-cipolla/
        Quando ho letto questa storia, l’ho trovata anch’io molto interessante e curiosa e ne sono rimasta contenta nel sapere che anche chi è nella povertà si può curare….

      • io ho ricevuto questa storia per e-mail in allegato come pps, solo che non sapevo come inserire un powerpoint nei commenti…
        tuttavia non sono contro la medicina ufficiale…penso che si devono integrare.
        Questo post è molto interessante e l’ho condiviso con alcuni medici nella struttura in cui lavoro. L’hanno apprezzato molto ed hanno condiviso i vari aspetti. :-)
        Un caro saluto!