Medicine alternative… che soddisfazione!

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Un gruppo di ricercatori dell’Università Politecnica delle Marche e dell’Università di Urbino, curiosando 100.000 interviste Istat sul rapporto tra gli italiani e la loro salute, hanno rilevato che il 14.4% degli  intervistati si affida alle CAM, che non sono le discendenti del figlio di Noè, ma l’acronimo di Complementary and Alternative Medicine.

Guida la hit-parade l’osteopatia, tallonata dall’omeopatia, seguono a ruota fitoterapia e agopuntura, con grande soddisfazione dei pazienti che raggiunge quasi l’80%.

Questi dati sono stati oggi presentati al convegno Medicine non convenzionali: serve una regolamentazione? organizzato dall’Associazione Parlamentare per la Tutela e la Promozione del Diritto alla Prevenzione, presso il Senato della Repubblica.

Qualche mese fa ho provato a fare il pompiere, proponendo un “armistizio basato sulle evidenze scientifiche“, in una battaglia di fuoco tra Silvio Garattini – direttore dell’Istituto Mario Negri - e Daniela Scaramuccia, assessore alla sanità della Toscana. Stasera leggendo la presentazione e il programma del convegno odierno, nonchè i dati sull’accesso e la sodisfazione dei cittadini italiani sulle CAM, non posso fare a meno di rievocare le conclusioni di quell’intervento.

Il messaggio razionale che la politica sanitaria deve attingere dalla scienza è solo uno: in assenza di adeguate evidenze scientifiche non si può legittimare l’efficacia di un intervento sanitario solo perché la domanda sociale è elevata“.  

  1. Caro Cartabellotta, sono un medico che lavora in un industria farmaceutica e quindi premetto fin da subito il mio chiaro conflitto di interessi, che non intendo certo nascondere.
    D’altra parte, le mie opinioni sulle cosiddette medicine alternative (CAM, Complementary and Alternative Medicine) erano tali anche molto prima di entrare a lavorare nell’ industria: sono sempre stato contrario alle CAM, ma certamente non perchè esse non siano evidence-based o perchè non vi siano affidabili RCTs (Randomized Controlled Trials). Anzi.
    Io credo proprio che non sia neppure il caso di mettersi a fare degli studi clinici sull’ omeopatia e su altre CAM (e non solo il sottoscritto è di questa opinione e – a tal proposito – si veda [#])!
    A mio parere, non è etico, prima di tutto, svolgere studi clinici sull’ omeopatia e sulle CAM in generale!
    Personalmente ritengo che i sostenitori – ad esempio – dell’ omeopatia debbano andare a “giocare” da qualche altra parte, e non sulla pelle dei malati.
    Comincino ad andare a “giocare” su sistemi acellulari o anche cellulari in vitro e comincino a dimostrare qualche semplice effetto significativo e riproducibile e poi ne riparliamo.
    Dopo che è stato dimostrato, in modo rigorosissimo, che l’ omeopatia esplica in vitro e in vivo, in modelli adeguati e non “esoterici” come mi è capitato di imbattermi, un qualche chiaro effetto sicuramente riproducibile, allora ne riparliamo.
    Fermo restando che, agli sperimentatori pro-omeopatia in particolare e pro-CAM in generale, richiedo una tripla dose di rigore, rispetto allo standard, così come oggi si sta chiedendo una tripla dose di rigore, rispetto allo standard, agli scienziati che avrebbero dimostrato che i neutrini viaggiano più veloci della luce.

    Concludo con due pensieri:
    “Bisogna avere la mente aperta, ma non tanto da lasciar cadere fuori il cervello” (Piero Angela)
    “Affermazioni straordinarie richiedono prove straordinarie” (Carl Sagan)

    Cordialità
    Luca Cavalieri

    (#): Hammerstrøm KT, Bjørndal A.
    If there are no randomised controlled trials, do we always need more research?
    Cochrane Database Syst Rev. 2011 Mar 14;(8):ED000024.

  2. Antonella Sagone

    mi riallaccio a Silvia e ai limiti degli RCT. Si è detto, giustamente, che lo stesso approccio, personalizzato all’estremo, proprio dell’omeopatia e di tante altre medicine “olistiche”, rende difficile se non inpossibile un RCT secondo i protocolli abituali, in quanto per queste medicine lo stesso trattamento alle stesse dosi è qualcosa di completamente diverso a seconda del terreno, ovvero del singolo paziente trattato. Di fatto, è un concetto sacrosanto; ma perché considerarlo valido solo per le medicine “alternative”? Trattare ogni paziente secondo la sua natura, reattività, stato e condizione, non dovrebbe essere il principio guida di ogni sana pratica medica? E allora, in questa logica, non sono le medicine alternative a non poter essere ridotte a un protocollo RCT, ma in un certo senso, TUTTE le medicine… chiediamoci che cosa stiamo, in realtà, testando, su che tipologia lo testiamo (possiamo ancora considerare il campione “omogeneo” secondo i criteri tradizionali, o tali criteri non bastano più?), e qual è lo standard che vogliamo definire…

  3. alessandra minardi

    Sono una fisioterapista P.O. di una grande Azienda ospedaliera di Roma, appassionata di Governo clinico. Dopo aver provato negli anni precedenti che si possono progettare e avviare Percorsi Clinico assistenziali con l’approccio “pazientecentrico” , in cui diverse professionalità, mediche e non, cercano la miglior soluzione per quella persona, mi è difficile accettare che il Piano di rientro del Lazio sta stravolgendo ogni logica di questo tipo.
    L’EBP e il GC sono strumenti pericolosi per chi deve gestire la “cosa pubblica” con le logiche di potere e interesse.
    La vedo dura e magari mi toglieranno anche la P.O..
    Comunque speriamo in tempi migliori…
    Grazie comunque dell’iniziativa.
    Alessandra Minardi

  4. Le medicine alternative funzionano su chi nutre aspettative da esse e su patologie molto influenzabili dalla soggettività. personalmente eseguo auricoloagopuntura per smettere di fumare (Acudetox) con risultati a volte sorprendenti ma anche con aghi mal posizionati. Andare a chiedere notizie sui risultati ottenuti agli stessi pazienti che hanno fatto una di queste terapie, rappresenta il tipico bias da selezione del campione visto che solo chi si aspettava risultati si è rivolto ad esse.Tutti gli studi in cui il campione è stato randomizzato il risultato ottenuto da queste terapie è sempre sovrapponibile al placebo.

  5. mi chiedo perchè allora,anzichè affollare il pronto soccorso di tutti gli ospedali italiani, non si scarbuttino in massa presso gli studi di omeopati (che spessso sono i farmacisti sotto casa), osteopati, e quant’altro… ne saremmo tutti(medici di ps.) molto lieti… forse perchè fare causa all’omeopata o all’osteopata è più difficile?

  6. …con tutti i limiti delle evidenze di efficacia in medicina, ma voi in famiglia, in presenza di una situazione di portafoglio limitato e quindi costretti a scelte economiche stringate e sostenibili, acquistereste una lavatrice che ha dimostrato in piú test e in piú riviste specializzate di soddisfare le vostre aspettative od una senza queste garanzie?

  7. per la prima volta entro in un blog ma lo trovo stimolante. mi occupo di psichiatria infantile e visto l’argomento, mi sembra importante avvicinare la medicina alternativa alla cura del bambino. ho assistito a troppi interventi pesanti su adolescenti malati o bambini iperattivi e negli ultimi tempi mi sono convinto quanto sia delicato l’equilibrio anche “molecolare” di un sistema in fase di crescita. Per non parlare poi di farmaci “equivalenti” che proprio non lo sono se non adattati al singolo paziente..ma questo è un altro discorso. credo sia importante offrire una terapia ad hoc per un bambino che utilizzi la parola soprattutto ma anche il “farmaco” in molti casi necessario, ma bisogna poi ricordarsi che hai dato un farmaco e che il tuo scopo è quello di toglierlo il più in fretta possibile. lo stesso vale per la riabilitazione: quando un trattamento diventa maternage? quali sono le evidenze che la logopedia può durare per anni?

  8. prima di esprimere un parere sull’efficacia o meno dell’omeopatia ho deciso alcuni anni fa di iscrivermi ad un corso triennale di omeopatia classica. La cosa evidente è stata che quello che ho appreso sono dei” dogmi” non facilmente confutabili da prove di efficacia ( non falsificabili secondo Popper )per cui non scientifici. Mi sono anche chiesto: è possibile disegnare dei RCT in una popolazione che per l’essenza stessa dell’omeopatia non può essere randomizzata, ma selezionata prima di somministrare un rimedio? Questo è un bias difficilmente superabile in uno studio scientifico anche se ci fossero dei fondi sufficienti per effettuarlo

  9. Caro Nino, anche questa nuova avventura / provocazione mi sembra assolutamente ben iniziata, visti i numerosi commenti di tanti Colleghi. Per entrare nel merito della ” quaestio”condivido molti commenti; non stà nel mio carattere e nella mia formazione la rigidità; mi sono avvicinato negli anni a molte forme di medicina alternativa, omeopatia,naturopatia,osteopatie ecc e alcune volte ho intrapreso questa scelta di terapia con notevoli risultati. Quello che credo oggi mancante assolutamente è il colloquio con il paziente; comprendere quanto sia coinvolto psiche e soma; sono convinto che con maggiore umiltà d’apprendimento e di ricerca personale queste diverse ” medicine” non solo possano convivere ma migliorare la strategia terapeutica e quindi il goal della restituzio. Un abbraccio Luca

  10. unisco la mia voce a quella di silvia, claudio e maria cristina a supporto della CAM. Tuttavia ritengo sia giusto cercare un’evidenza della validità di un intervento terapeutico soprattutto se si chiede allo stato, o chi per esso di pagare. Essendomi occupata di ricerca nel campo delle neuroimagini e occupandomi ora di ricerca qualitativa in ambito psicologico, penso di poter dire che la ricerca nel campo delle CAM deve essere diversa da quella adottata nel caso delle terapie farmacologiche (ammesso che queste siano sempre state interpretate correttamente e non solo sulla base degli interessi economici delle lobby farmaceutiche, vedi studio cochrane sugli antidepressivi). Ne approfitto per proporre a chi volesse la partecipazione ad uno studio che sto conducendo presso il Metanoia Institute a Londra proprio riguardo a come i medici vivono l’esperienza di terapie CAM

  11. Salve!
    visto che per la preima volta che vi scrivo vorrei presentarmi.
    Sono rumena. in romania facevo bibliotecaria. per cosi deto Burn out ed altre cause, qua in Italia ho cambiato 360°
    Non fraintendetemi, da sempre ho voluto fare Bibliotecaria o infermiera, si come per 11 anni avevo fatto la Bibliotecaria, a metà vita ho deciso di fare anche l’infermiera.
    Nella mia prima metà di vita ho avuto l’occasione di fare scelta per medicina alternativa, esattamente “agopuntura JAPONESE.” e riuscita ha curarmi in 8 settimane di quello che la medicina tradizionale non è riuscita in un anno e mezzo.
    mi chiedo proprio non ci sono evidenze scientifiche oppure non sono state ancora dimostrate considerando che 90% delle persone scenziati e non, mettono da parte la medicina alternativa?

  12. Sono d’accordo con Claudio,
    anche io ho avuto da un approccio olistico ciò che la medicina allopatica non riusciva a darmi, e cioè il ristabilimento del mio stato di salute. E’ successo diverse volte e con patologie importanti, su cui la medicina ufficiale non agiva e aveva pesanti effetti collaterali.
    Non ho evidenze scientifiche da offrire, se non la mia esperienza personale documentata, ma il fatto che sempre più medici e operatori sanitari si rivolgano alla CAM anche per i loro figli la dice lunga.
    A proposito di evidenza: quanti di noi hanno avuto esperienze con i cosiddetti pratici? Gente per lo più ignorante di medicina, in certi casi semi-analfabeta, come la signora che “aggiustava le ossa” nella mia zona? Come si spiega la loro perizia nel riconoscere e ridurre le fratture (senza ausilio di radiografie), nel curare distorsioni e lussazioni?
    Io credo che se potessimo mettere insieme tutte le esperienze ne verrebbe fuori un quadro ricchissimo e meritevole di attenzione e rispetto.
    Buona giornata a tutti

  13. maria giovanna

    Sono d’accordo con Claudio: “La medicina allopatica deve incontrarsi con la medicina olistica e fondersi, solo cosi potremo avere un futuro migliore” ;tuttavia prima di fondersi considererei l’opportunità di confrontarsi. E’ difficile trovare “evidenze ” nelle CAM ma non è corretto “buttar via il bambino con l’acqua sporca”, un atteggiamento rigido che non lascia spazio al confronto spesso blocca la possibilità di nuovi orizzonti.

  14. Dietro al collirio ci sono – ad esempio – le evidenze che rallenta la progressione della otticoneuropatia glaucomatosa (rientrando nei LEA) : mi sembra tutto un altro tipo di discorso . Poi ci sono colliri e colliri , ma l’impostazione generica l’hai data tu….

  15. Essendo stato un usufruitore delle CAM e avendone constatata l’efficacia, da sanitario non ho potuto che interrogarmi sul perchè quel trattamento non scientifico avesse avuto l’efficacia che il trattamento scientifico non aveva avuto, senza tener conto degli effetti collaterali del trattamento scientifico, assenti nel trattamento CAM.
    La conclusione, dopo anni di riflessione, prove, ricerche, è stata che non siamo fatti di sole molecole e che se la Scienza non terrà conto anche di questo aspetto il futuro salutare dell’umanità sarà sempre peggiore e non migliore. Combattiamo contro malattie create dalla nostra stessa ignoranza della sfera umana. Vediamo solo le molecole, non vediamo l’interazione che esiste tra queste. Vediamo solo quello che accade nel vetrino, non teniamo in considerazione le energie che fluiscono nel nostro corpo. Non voglio assolutamente negare le conquiste fatte dalla Scienza e dalla Ricerca nell’ultimo secolo, e nei secoli precedenti ovviamente. Ma non posso non tener conto dei cinquemila anni di medicina cinese, dell’esistenza dei meridiani energetici su cui si basa la scienza dell’agopuntura o del massagio Shiatzu e la diagnostica delle disfunzioni del nostro corpo, e potei continuare per molto ancora. La medicina allopatica deve incontrarsi con la medicina olistica e fondersi, solo cosi potremo avere un futuro migliore. Questa è la mia convinzione.

  16. Faccio parte dei “pazienti soddisfatti”, che in qualche modo hanno sperimentato una sorta di “evidenza” sul proprio caso personale. Mi rendo conto che può essere molto difficile trovare “evidenze” plausibili in metodologie di intervento “non standardizzabili” (vedi CAM e metodi di rieducazione in fisioterapia), ma penso che si dovrebbe tentare di farlo, eventualmente ricorrendo alla “ricerca qualitativa”. Penso che la ricerca condotta attraverso gli RCT sia adatta per sperimentare i farmaci (molecole sempre uguali a se stesse) e poco altro.

  17. totalmente d’accordo

  18. Ma per avere evidenze ci vogliono tempo e soldi, per cui chi non li ha non è mai evidente, anche nella sanità ufficiale (vedi metodi di rieducazione in fisioterapia), quindi o si investe o ci si arrende all’evidenza dell’”opinione degli utenti” (non “degli esperti”)
    Tanto abbiamo i LEA, che significano curare solo chi sta per morire e magari morirà lo stesso, il resto si paga e si detrae in minima parte dal 730…perchè un collirio sì e un’agopuntura no?
    Pari sono…no, dietro il collirio ci sono le case farmaceutiche, dietro l’agopuntore c’è meno….